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I bambini ci guardano - Franco Lorenzoni

  • Immagine del redattore: Cecilia Costa
    Cecilia Costa
  • 26 giu 2021
  • Tempo di lettura: 2 min
“Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”

La leva calcistica del ’68 di De Gregori mi lega da sempre a mio fratello, e il post di oggi è dedicato a lui che di calci di rigore in senso sportivo e non ne ha tirati, segnati e sbagliati tanti. I calci di rigore mettono addosso una pressione inimmaginabile, ma in un certo senso sono il primo passo per affrontare la vita.


E oggi, con il suo esame di maturità, ne ha tirato uno bello importante per cui non posso fare altro che essere orgogliosa, a prescindere dai litigi e dai momenti di incomprensione tra di noi.


Spesso ci si chiede perché la scuola venga vissuta male. Credo che un buon punto di partenza per cambiare e migliorarsi sia partire proprio da questi interrogativi.


Io stessa, pur avendola affrontata bene, una volta finito l’orale, ho scritto una lettera per liberarmi da certi pesi accumulati. Professori validi e altri aridi, ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa su di me e sulla vita.


Questa di oggi non è una recensione, è più un consiglio spassionato per chi la scuola l’ha finita, chi continua a viverla e chi, come me, ce l’ha pure in casa. Un saggio breve e piacevole da leggere, uno di quelli da salvare dalla lista delle letture “scolastiche-universitarie” che può farci riflettere molto.


Lorenzoni, maestro e pedagogista, con I bambini ci guardano, affronta il tema della ricerca di una didattica diversa, un nuovo modo di pensare la relazione insegnante - alunno. Sfruttando il dialogo, il teatro e la didattica delle esperienze, testimonia il viaggio che ha portato avanti con i suoi alunni.


Documenta non solo il percorso di apprendimento, ma anche quello di crescita e maturazione personale, che a mio parere è ciò che può educare davvero e trasformare l’istruzione.


Ricordate la vostra maturità? Quale libro salvereste tra quelli letti per la “scuola/università”?



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