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Kitchen - Banana Yoshimoto

  • Immagine del redattore: Cecilia Costa
    Cecilia Costa
  • 11 apr 2021
  • Tempo di lettura: 2 min
“Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.”

In una delle prime lezioni di sociologia visuale la prof ci chiese perché diamo tanto peso alle fotografie legate al cibo, quello che chiamiamo “foodporn”. Una ragazza le rispose che le piaceva fotografare pranzi e cene non tanto per il cibo in sé, bensì per il significato che quel pasto rappresentava con i suoi profumi e colori a rievocare ricordi e conversazioni.


Kitchen di Banana Yoshimoto mi ha fatto ripensare molto a questa situazione dandomi la possibilità di immedesimarmi nel racconto, e travolgendomi con una lettura da cui non sono riuscita a staccarmi. Non mi capitava da tempo di farmi catturare da un libro e dimenticarmi completamente del resto, ma lo stile scorrevole e coinvolgente della Yoshimoto hanno creato una sorta di dipendenza in me rendendo Kitchen uno dei libri più belli letti fino ad adesso nel 2021.


Comincia con un’elogio alla cucina e alla sua piacevole e disordinata imperfezione la storia di Mikage e della sua vita alla ricerca del giusto posto da poter finalmente chiamare non solo Casa, ma Famiglia.


La protagonista mi è diventata amica: è un’anima buona con la voglia di trovare una chiave per far tornare a girare il suo mondo dopo che è stato sconvolto. La sua ragione è nella cucina, luogo fisico che custodisce il potere nascosto di tranquillizzarla tanto da diventare il posto migliore per far riposare una mente sofferente.


Via via che si procede con la lettura ci si ritrova sempre più immersi nel mondo di Mikage e di Yuichi che trasformano la cucina e l’atto del mangiare insieme in un personaggio a tutti gli effetti, un interlocutore silenzioso che acquieta i loro problemi e custodisce le loro fragilità.


La potenza di questo libro a mio parere sta proprio nella situazione normale che propone e nella naturalezza dei personaggi che non sembrano far parte di un romanzo, ma essere in carne ed ossa a tutti gli effetti. Ho amato la figura di Eriko che nella sua aura di fascino si rivela non solo capace di dimostrare coraggio, ma in grado di provare una grande empatia e un affetto sconfinato.


L’amore per la cucina non è solo il contorno a questa storia di dolore e rinascita, è la chiave principale che lega i protagonisti e le loro avventure sia nel racconto principale sia nella parte finale. Mikage e Yuichi condividono una stessa ricerca: far tornare in equilibrio i loro mondi sconvolti e perr farlo devono trovare una via che li porti a crescere e confrontarsi con la vita, sapendo che possono sempre contare l’uno sull’altra.



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